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Targhe automobilistiche italiane: come funzionano?

Da quando furono introdotte per la prima volta nel 1897 con Regio Decreto, le targhe automobiliste italiane hanno subito molte trasformazioni di forma e concettuali. Il Comune di Milano nel 1898 decretò che le targhe contenessero il nome del proprietario e il numero della sua licenza di guida, posizionate sul fianco delle vettura.

Pochi anni dopo, nel 1901, un altro Regio Decreto stabiliva che la targa, fatta a spese dell’automobilista, e in metallo, contenesse il nome della Provincia per esteso e il numero della licenza ma poi ancora una trasformazione portò all’indicazione solo di un codice numerico e le lettere ricomparvero soltanto per volontà di Mussolini, anni dopo.

L’evoluzione delle targhe italiane continuò, con variazioni di materiale, di colore, con lettere bianche su fondo nero poi con lettere arancio e bianco su fondo nero o scritta nera su fondo bianco, insomma sono state esplorate varie forme e metodi di identificazione dell’auto e del suo proprietario.

L’attuale criterio delle targhe italiane è recente, essendo stato determinato tra il ’94 e il ’99. Prima di quest’ultima variazione la targa era composta dalla sigla della Provincia seguita da una sequenza numerica ma con l’ultima determinazione è sparita la Provincia e oggi la targa si compone di due lettere iniziali, una sequenza numerica e ancora due lettere a concludere la determinazione.

Le targhe automobilistiche italiane attuali

Il motivo per cui le targhe sono state concepite nella attuale forma è da riferirsi alle possibilità di combinazioni possibili. Il limite di caratteri presenti, per motivi di spazio e leggibilità non può superare i 7 caratteri e se fossero tutti numerici non si potrebbe andare oltre ai 9.999.999 possibilità, insufficienti a determinare tutte le targhe italiane.

Con la combinazione di lettere e numeri come è determinato attualmente si possono raggiungere 134.256.000 combinazioni di targhe diverse. Non tutte le lettere dell’alfabeto possono essere utilizzate, soltanto 22 possono essere presenti, escluse I, U, O e Q perché possono essere facilmente confuse con altri caratteri, dando origine a errori di determinazione nella lettura della targa.

Come funzionano le targhe italiane

Oggi il sistema di targhe è uniformato a livello internazionale, almeno a livello Europeo, potendosi distinguere per l’apposizione del contrassegno internazionale a fianco della targa stessa. Non è facile desumere l’anno di immatricolazione se non solo in maniera approssimativa, per chi segue il mercato automobilistico oppure con una buona capacità di osservazione, partendo dalla conoscenza dell’anno di immatricolazione di una targa collegato alle prime due lettere che si conoscono, mentre non si riesce a risalire alla Provincia.

In molti, ma è facoltativo e accettato, decidono di applicare bollini aggiuntivi che indicano l’anno di immatricolazione e la Provincia di residenza ma, ripetiamo, è una libera scelta dell’automobilista. Se si desidera avere informazioni precise sull’anno di immatricolazione di un auto partendo dal dato della sua targa, è possibile farlo utilizzando una specifica opzione sul sito dell’ACI, inserendo nel campo appositamente previsto la targa del veicolo e di seguito selezionando la voce “Calcolo”, ottenendo nell’immediato il dato desiderato, l’anno di prima immatricolazione dell’auto.